olfatto gusto COVID-19

I quadri clinici correlabili all’infezione da coronavirus (COVID-19) sono stati inizialmente descritti a dicembre 2019 a Wuhan in Cina e si sono rapidamente diffusi ad altre parti della Cina, poi in Europa, Nord America e Asia.

Il COVID-19 si sta diffondendo in tutto il mondo e si sta anche evidenziando che la perdita dell’olfatto può essere uno dei segni di questo virus. L’anosmia è l’incapacità di identificare uno o più odori ed è noto che dopo una infezione virale si possa sviluppare la perdita dell’olfatto nell’adulto.

In Italia ci sono diversi casi in cui i pazienti non riescono a percepire odori forti. Diversi fattori suggeriscono oggi che la perdita improvvisa dell’olfatto possa indicare l’infezione da coronavirus. Alcune persone possono essere dei portatori e non presentare altri sintomi oltre l’anosmia.

Corona virus e perdita di olfatto e gusto.

Una perdita improvvisa o una riduzione dell’olfatto, rispettivamente note come anosmia o iposmia, possono essere il sintomo in pazienti con coronavirus che non presentano altri sintomi (Prof. Claire Hopkins, president of the British Rhinological Society).

L’anosmia dopo infezioni virali rappresenta il 40% del totale dei pazienti con anosmia e quindi non stupisce che il COVID-19 causi anosmia nei pazienti infetti.

In sud Korea, Cina, e Italia molti pazienti con COVID-19 hanno presentato la perdita di olfatto senza altri sintomi. In Germania 2 pazienti su 3 con coronavirus ha anosmia. In sud Korea, 30% dei pazienti positivi al test presenta anosmia come sintomo principale nelle infezioni minori.

COVID-19 non è l’unico virus a dare la perdita di olfatto. Nel 2003 durante la SARS si sono messi in evidenza sintomi simili. Più comunemente perdita di olfatto e gusto si verificano in corso di normali episodi influenzali per l’infezione in sede nasale.

Anosmia e nessun altro sintomo?

Chiunque presenti una immediata perdita dell’olfatto può essere un portatore “sano” di coronavirus, anche se non presenta altri sintomi. In Cina e Italia due terzi dei pazienti risultati positivi per il COVID-19 riferivano perdita dell’olfatto. Quindi la perdita di olfatto può rappresentare un modo di evidenziare pazienti asintomatici.

Cosa si può fare per recuperare l’olfatto?

I dati sono molto preliminari ma sembra che l’olfatto possa riprendere quando l’infezione da COVID-19 sia risolta. Nei pazienti che ritardano a riprendere l’olfatto si può iniziare una rieducazione olfattoria.

Come testare l’anosmia

Per testare l’olfatto l’esame più usato è l’olfattometria.

L’olfattometria è un esame che può essere effettuato per valutare la capacità olfattiva del naso. È un esame soggettivo, basato cioè sulla risposta cosciente del paziente ad uno stimolo. Il paziente è invitato ad annusare una serie di essenze odorose imbevute su carta e ad identificarle in un elenco predefinito. In base alle risposte date si potrà determinare la capacità olfattiva di ciascun paziente, che potrà essere normale (normosmia), ridotta (iposmia) o assente (anosmia). Il test, sviluppato negli Stati Uniti  dall’Università della Pennsylvania, ha una elevata accuratezza.

Rieducazione olfattoria

Uno dei metodi più seguiti è quello pubblicato dal Professor Thomas Hummel dell’università di Dresda. La rieducazione consiste nel annusare due volte al giorno 4 diversi aromi: rosa, eucalipto, limone e chioodo di garofano per 5-6 mesi. Questo è uno dei possibili schemi che si possono utilizzare ma che deve essere valutato con un medico di riferimento.

Per valutare il miglioramento si può fare l’olfattometria prima e dopo la rieducazione olfattoria.